mercoledì 1 dicembre 2010

Presentazione di "FLAIANO E D'ANNUNZIO" (Pescara, venerdì 3 dicembre ore 21,00)

CON I PIEDI FORTEMENTE POGGIATI SULLE NUVOLE
un progetto di Giulia Basel per il Florian TSI in collaborazione con il TSA
ed il sostegno della Provincia di Pescara - Assessorato alla Cultura
nel centenario della nascita di Ennio Flaiano

giovedì 2 dicembre ore 21,00
Spettacolo Teatrale “Quel Marziano di Flaiano” di e con Fabio Sanvitale Prima Nazionale
a seguire Proiezione del Documentario “M’arcorde” di Silvano Console e Sergio Sciarra
Tète a tè - incontro con gli autori con tè e parrozzini

venerdì 3 dicembre ore 21,00
“Quel Marziano di Flaiano” di e con Fabio Sanvitale
a seguire Proiezione del Documentario “Flaiano: il meglio è passato” di Giancarlo Rolandi e Steve della Casa
Presentazione del Libro “Flaiano e D’Annunzio. L’antitaliano e l’arcitaliano” di Giacomo D’Angelo (Solfanelli Editore)
Tète a tè - incontro con gli autori con tè e parrozzini

Domenica 5 dicembre ore 17,00
“Quel Marziano di Flaiano” di e con Fabio Sanvitale
a seguire Proiezione del Documentario “Ennio Flaiano, un abruzzese a Roma” di Franco Farias (RAI)
e Presentazione del Libro “Le Opere e i Giorni di Ennio Flaiano” di Franco Celenza (Bevivino Editore)
Tète a tè - incontro con gli autori con tè e parrozzini

venerdì 1 ottobre 2010

Novità: FLAIANO E D'ANNUNZIO

Dopo la morte, per almeno un trentennio, Gabriele d’Annunzio è stato per la cultura italiana il mostro da schiacciare. Alberto Arbasino aveva scritto di lui: «Cadavere in cantina fra i più ingombranti di tutte le letterature, di tutti i paesi, vilipeso, conculcato, negletto… vomitato con stizza… peggio ancora di Pound.» E, si potrebbe aggiungere, di Céline, di Hamsum, di Brasillach, di Mishima, di Bloy. Nessun altro scrittore, non solo in Italia, è stato bersaglio di una damnatio memoriae così estesa, di uno sport della demonizzazione tanto praticato, di un pregiudizio che ha relegato nell’oblio le imprese dell’uomo e i versi del poeta. «Nessuno ha mai suscitato tante inimicizie, nessuno ha mai avuto tanti denigratori sistematici», ha scritto G. A. Borgese.
Il vulcano del provincialismo italiota ha ricoperto di lava moraleggiante, snobistica, bigotta, ideologica, un artista letto e ammirato da Joyce, Proust, Hemingway, Musil, Valéry, James, Landolfi, Bianciardi, Manganelli. Una cortina di ipocrisia, un cordone sanitario, una sollevazione universale verso l’ingombrante, indigeribile, “infrequentabile” (Rossana Rossanda) poeta, hanno unito per lungo tempo letterati e gazzette, il nord illuminista e il sud sanfedista, l’Azione Cattolica e le Case della Cultura.
Non si sono estraniati da simile palude di conformismo i giornali per i quali scriveva Ennio Flaiano con rare eccezioni, come Leo Longanesi. Flaiano distingueva dannunziani e d’Annunzio: i primi li scansava, ne detestava stile e modi di vita; dell’altro, il suo compaesano, nato a pochi metri dalla sua casa nella Pescara non ancora unita a Castellammare, rileggeva e assaporava i madrigali estivi che gli rimandavano l’estate adriatica dell’adolescenza.
E ogni citazione che l’autore di Tempo di uccidere faceva del poeta di Alcyone rivelava un moto di simpatia, un empito fratellevole, un riconoscimento della sua grandezza. Senza fanatismi di idolatra, ma con serenità di giudizio. Il poeta Flaiano, che con La spirale tentatively ha scritto «la più bella lirica del 900»(Franco Cordelli), sapeva che «Alcyone è il libro generativo della lirica novecentesca e D’Annunzio il padre che occorre idealmente uccidere, ma con cui non si cessa di dialogare.» (Pietro Gibellini)


Giacomo D'Angelo
FLAIANO E D'ANNUNZIO

l'Antitaliano e l'Arcitaliano
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-704-8]
Pagg. 120 - € 10,00

http://www.edizionisolfanelli.it/flaianoedannunzio.htm